Verifica dell'Età sui Siti Porno in Italia: Rivoluzione o Buco nell'Acqua? Cosa Cambia Davvero

Dal 12 novembre è scattato in Italia l'obbligo di verifica dell'età per accedere ai siti porno. Una svolta epocale per proteggere i minori, ma che solleva tantissime domande. Funzionerà davvero? Quali sono i rischi per la privacy? E cosa ci insegnano le esperienze di altri Paesi, tra crolli di traffico e boom di VPN? Scopriamolo insieme in questo approfondimento dettagliato.
La notizia

Ci siamo, amici del web. Da qualche tempo nell'aria, la notizia è diventata realtà: dal 12 novembre, anche in Italia è scattato l'obbligo di verifica dell'età per poter accedere ai siti con contenuti per adulti. Una vera e propria rivoluzione che ha l'obiettivo, nobilissimo, di proteggere i minori dai rischi del cyberspazio, allineando il nostro Paese a quanto già avviene in nazioni come Regno Unito, Francia e diversi stati americani. Ma come spesso accade quando si parla di tecnologia e regolamentazione, la questione è molto più complessa di quanto sembri. Cerchiamo di capirci qualcosa in più, con un linguaggio semplice e diretto.

Cosa dice la legge e perché proprio adesso?

Tutto nasce dalla volontà di creare uno sbarramento efficace per impedire ai più giovani di incappare in contenuti non adatti alla loro età. L'AGCOM, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha messo nero su bianco le linee guida (con la delibera 9/23/CONS e successivi chiarimenti) che obbligano i fornitori di contenuti pornografici a implementare dei sistemi di "age verification". L'Autorità ha pubblicato una prima lista di piattaforme (circa 45, tra cui colossi del settore) che devono adeguarsi. Per i siti stabiliti in Italia, la scadenza era fissata proprio al 12 novembre 2025, mentre per quelli con sede all'estero, che però si rivolgono al pubblico italiano, ci sarà tempo fino al 1° febbraio 2026 per mettersi in regola.

Come funziona esattamente la verifica? Devo usare lo SPID?

Questa è una delle domande che preoccupa di più gli utenti, soprattutto per questioni di privacy. L'AGCOM è stata chiara su un punto: l'obiettivo è garantire il cosiddetto "doppio anonimato". Cosa significa?

  • Il gestore del sito porno non deve sapere chi sei tu. Riceverà solo un "token", un codice anonimo che certifica la tua maggiore età.
  • Il soggetto terzo che verifica la tua età (tramite un'app o una piattaforma esterna) non deve sapere quale sito stai cercando di visitare.
Quindi, almeno sulla carta, niente SPID o Carta d'Identità Elettronica da inviare direttamente a Pornhub, per intenderci. Si passerà attraverso servizi di certificazione esterni. Il problema? Al momento, la procedura non è ancora chiarissima e non esiste un'unica "app nazionale" per farlo, creando un po' di caos iniziale.

L'esperienza all'estero: crollo del traffico e boom delle VPN

Per capire cosa potrebbe succedere in Italia, è utilissimo guardare ai nostri vicini. Come sottolinea l'esperto di web e social Franz Russo, le esperienze internazionali sono molto istruttive e mostrano un quadro a due facce.

Nel Regno Unito, l'autorità di regolamentazione Ofcom ha registrato un crollo del traffico verso i principali portali hard di quasi un terzo in soli tre mesi. Negli Stati Uniti, in alcuni stati il calo ha raggiunto addirittura l'80%. Un dato impressionante, che però va letto insieme a un altro: l'impennata nell'uso delle VPN (Virtual Private Network). Si tratta di software che mascherano il tuo indirizzo IP, facendoti risultare connesso da un altro Paese dove non ci sono blocchi. Nel Regno Unito, alcuni provider di VPN hanno visto le loro iscrizioni aumentare di oltre il 1000% nei giorni successivi all'introduzione della legge.

È quindi molto probabile che anche in Italia assisteremo a uno scenario simile: un calo drastico degli accessi "diretti", almeno all'inizio, e una corsa a scaricare e utilizzare le VPN per aggirare il blocco.

Un sistema a prova di "furbetti"?

Qui tocchiamo il nervo scoperto della questione. Se bastano pochi click per installare una VPN (molte sono gratuite o a basso costo), quanto sarà davvero efficace questa misura? Per un nativo digitale, aggirare il blocco è un gioco da ragazzi. Come fa notare qualcuno, forse la barriera funzionerà più per un utente adulto poco esperto di tecnologia che per un quindicenne smanettone. Secondo gli analisti di Similarweb, prima della stretta, nella top 30 dei siti più visitati in Italia c'erano ben due portali per adulti. Questo dà la misura di quanto il fenomeno sia diffuso e di quanto sia difficile da arginare con un semplice blocco tecnico.

Il rischio, come dice lo stesso Russo, è che la norma resti solo formale, trasformandosi "nell'ennesimo paradosso di un sistema che spesso crea limiti, senza riuscire a farli rispettare".

Conclusione: il mio punto di vista

Tirando le somme, l'intenzione dietro questa legge è sacrosanta. La protezione dei minori online è una priorità assoluta e non può più essere ignorata. Questa stretta è un primo passo, un segnale forte che dice "il web non è più una terra di nessuno". Tuttavia, non possiamo essere ingenui e pensare che un blocco tecnico, per quanto ben congegnato, possa essere la soluzione definitiva. La battaglia contro l'accesso dei minori a contenuti inappropriati si combatte su più fronti. Da un lato, la tecnologia farà la sua corsa, con sistemi di verifica sempre più sofisticati e, dall'altro, utenti sempre più abili a trovare le scappatoie. Ma il fronte più importante, a mio avviso, resta quello dell'educazione digitale. Insegnare ai ragazzi a navigare in modo consapevole, a riconoscere i rischi e a parlare apertamente con i genitori è un'arma molto più potente di qualsiasi filtro. Questa legge è un punto di partenza necessario, ma la vera sfida è culturale, non solo tecnologica.