TikTok, la grande svolta: Trump firma l'accordo con Oracle. Cosa cambia davvero per gli utenti?

Dopo mesi di trattative al cardiopalma, il Presidente Donald Trump ha firmato il decreto esecutivo che salva TikTok negli Stati Uniti. Ma non è un semplice "tana libera tutti". Nasce una nuova società a guida americana con Oracle in prima fila per garantire la sicurezza dei dati. Analizziamo insieme, punto per punto, cosa significa questo accordo storico, chi sono i veri protagonisti e cosa cambierà per i milioni di utenti dell'app.
La notizia

Colpo di scena a Washington! Dopo una telenovela politico-finanziaria degna di una serie TV, il Presidente Donald Trump ha finalmente messo la firma sul decreto esecutivo che ridisegna il futuro di TikTok negli Stati Uniti. Dimenticate il rischio di un ban imminente: l'app più amata dai giovani (e non solo) potrà continuare a funzionare, ma a condizioni ben precise e con un passaporto a stelle e strisce. La notizia, che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti, segna la nascita di una nuova entità societaria in cui il colosso del software Oracle giocherà un ruolo da protagonista per la sicurezza dei dati. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di sbrogliare questa intricata matassa.

Una questione di Sicurezza Nazionale, non di "cuore"

Partiamo da un punto fondamentale per fare chiarezza. Contrariamente a quanto riportato da alcune fonti imprecise, la decisione di Trump non nasce da un improvviso amore per TikTok o da un presunto aiuto ricevuto durante le elezioni. Anzi, la vicenda ha origine proprio dalle preoccupazioni, sollevate durante la sua prima amministrazione, che l'app, di proprietà della società cinese ByteDance, potesse rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Il timore era che i dati sensibili di milioni di cittadini americani potessero finire nelle mani del governo di Pechino. Già nel 2020, Trump aveva tentato di forzare una vendita delle attività americane dell'app, minacciando un divieto totale. Un percorso poi proseguito anche dall'amministrazione Biden, che ha firmato la legge bipartisan che di fatto ha imposto l'aut aut: o vendita a una società americana o addio al mercato USA.

La nuova TikTok "Made in USA": ecco chi c'è dietro

L'accordo siglato porta alla creazione di una nuova società, provvisoriamente chiamata TikTok US, che gestirà le operazioni americane della piattaforma. La struttura proprietaria è complessa ma studiata per rassicurare Washington:

  • Un consorzio guidato da Oracle, insieme alla società di private equity Silver Lake e al fondo di investimento di Abu Dhabi MGX, controllerà circa il 45% della nuova entità.
  • La casa madre cinese, ByteDance, manterrà una quota di minoranza, inferiore al 20%.
  • Il resto delle quote sarà suddiviso tra attuali investitori e nuovi azionisti.

Tra gli investitori americani figurano anche nomi di peso come il magnate dei media Rupert Murdoch e il fondatore di Dell, Michael Dell. È importante sottolineare una curiosità: proprio in questo periodo, Trump ha in corso una causa legale da 10 miliardi di dollari contro Murdoch e il Wall Street Journal, accusati di diffamazione. Questo dettaglio rende l'intera vicenda ancora più complessa e smentisce l'idea di un accordo tra "amici".

Oracle, il guardiano dell'algoritmo e dei dati

Il vero cuore dell'accordo, e la chiave per superare le resistenze del governo americano, è il ruolo di Oracle. La società co-fondata da Larry Ellison, noto sostenitore di Trump, non sarà solo un investitore, ma il "partner tecnologico di fiducia". Cosa significa in concreto?

  1. Sicurezza dei dati: Tutti i dati degli utenti americani saranno archiviati sui server cloud di Oracle negli Stati Uniti, isolandoli da possibili accessi da parte della Cina. Un'operazione già in parte avviata con il cosiddetto "Project Texas".
  2. Controllo sull'algoritmo: Questo è il punto più delicato. L'algoritmo di raccomandazione, il vero "motore" del successo di TikTok, non verrà venduto direttamente a causa delle leggi cinesi sull'esportazione di tecnologia. ByteDance ne concederà una copia in licenza alla nuova società, ma sarà Oracle a "riaddestrarlo" e monitorarlo costantemente per garantire che non venga utilizzato per scopi di propaganda.

Il vicepresidente JD Vance ha assicurato che, grazie a questo accordo, l'algoritmo sarà "sotto il controllo degli investitori americani" e che la piattaforma sarà "gestita interamente da americani". Una garanzia fondamentale per ottenere il via libera definitivo.

Cosa ha detto Trump (e cosa non ha detto)

Durante la firma del decreto, Trump si è detto soddisfatto dell'intesa, sottolineando di aver ricevuto il via libera informale anche dal presidente cinese Xi Jinping in una conversazione telefonica. "Sarà gestita interamente da americani", ha ribadito, raccontando di aver ricevuto molte chiamate da amici per spingerlo ad approvare l'accordo. Il vicepresidente Vance ha aggiunto che l'operazione valuta le attività americane di TikTok circa 14 miliardi di dollari e che, nonostante alcune "resistenze da parte della Cina", l'intesa è stata raggiunta per proteggere i dati e la privacy degli americani.

E adesso? Il via libera della Cina e le reazioni

Nonostante le dichiarazioni di Trump, l'accordo necessita ancora di un'approvazione formale da parte di Pechino, che non è ancora arrivata. La Cina, pur mostrando apertura, ha chiesto agli Stati Uniti di garantire un ambiente "equo e non discriminatorio" per le sue aziende. Nel frattempo, al Congresso americano, diversi repubblicani attendono di vedere i dettagli dell'intesa per assicurarsi che ci sia una rottura netta e definitiva con l'influenza cinese.

Conclusione: un nuovo capitolo per la "guerra fredda" tecnologica

Al di là dei tecnicismi, la vicenda TikTok segna un precedente storico. È la prima volta che una piattaforma social di questa portata viene "nazionalizzata" per ragioni di sicurezza. Questo accordo non è la fine della storia, ma l'inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina, una "guerra fredda" che si combatte sempre più sul terreno della tecnologia, dei dati e degli algoritmi. Per gli utenti, nell'immediato, non cambierà nulla: potranno continuare a creare e guardare video. Ma dietro le quinte, la struttura che governa i loro contenuti e protegge le loro informazioni è stata completamente rivoluzionata, in un equilibrio delicato tra interessi commerciali, sicurezza nazionale e geopolitica. Sarà interessante vedere come questo modello influenzerà il futuro di altre piattaforme globali e se rappresenterà davvero una soluzione efficace per proteggere la nostra vita digitale.