Amici lettori, tenetevi forte perché la saga di TikTok, che ci ha tenuti con il fiato sospeso per mesi, sembra essere finalmente giunta a una conclusione. E, a quanto pare, è un lieto fine per i circa 170 milioni di utenti americani dell'amatissima piattaforma di video. Con un annuncio che ha fatto il giro del mondo, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato il raggiungimento di un'intesa con la Cina che di fatto salva TikTok dal blocco totale sul suolo americano. "Penso che nella conversazione con il presidente cinese Xi Jinping confermeremo l'intesa", ha dichiarato Trump, lasciando intendere che i dettagli finali saranno messi a punto in una telefonata diretta tra i due leader.
La notizia è stata corroborata dal Segretario al Tesoro, Scott Bessent, che al termine di un intenso incontro di due giorni a Madrid con la controparte cinese, ha parlato di un "accordo quadro" pronto per essere finalizzato. "Abbiamo un'intesa. Donald Trump e Xi la completeranno", ha affermato Bessent, sottolineando come la scadenza imminente del 17 settembre, che avrebbe potuto innescare il divieto, abbia spinto Pechino ad accelerare le trattative.
Una telenovela geopolitica: come siamo arrivati a questo punto?
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, facciamo un breve riassunto. La questione TikTok non è mai stata solo una faccenda di balletti e challenge virali. Fin dalla prima amministrazione Trump, l'app di proprietà della società cinese ByteDance è finita nel mirino delle autorità statunitensi per questioni di sicurezza nazionale. Il timore principale, condiviso da una parte della politica americana, era che il governo di Pechino potesse accedere ai dati sensibili degli utenti americani o utilizzare l'algoritmo dell'app per scopi di propaganda e manipolazione.
Questa preoccupazione ha portato il Congresso ad approvare, nel 2024, una legge specifica che metteva ByteDance di fronte a un bivio: vendere le attività statunitensi di TikTok a una società americana o affrontare un divieto a livello nazionale. La vicenda ha attraversato molteplici fasi, tra ordini esecutivi, ricorsi in tribunale e l'intervento della Corte Suprema, che ha confermato la validità della legge. Trump stesso ha avuto un rapporto ondivago con la piattaforma, prima minacciandone il bando e poi riconoscendone il ruolo cruciale, anche nella sua campagna per la rielezione.
I dettagli dell'accordo: cosa sappiamo (e cosa no)
Ma in cosa consiste, dunque, questo tanto atteso accordo? Sebbene i contorni completi debbano ancora essere svelati, alcuni punti chiave sono emersi con chiarezza. L'elemento centrale è il cambio di proprietà : le attività americane di TikTok passeranno sotto il controllo di una nuova entità a maggioranza statunitense.
Secondo le indiscrezioni riportate da diverse fonti, la nuova struttura societaria vedrebbe:
- Un consorzio di investitori americani detenere circa l'80% della nuova società .
- La quota di ByteDance scendere al di sotto del 20%, per conformarsi alla legge statunitense.
- Tra i principali attori americani figurerebbero colossi come Oracle e il gruppo di private equity Silver Lake.
Un ruolo fondamentale sarà giocato da Oracle, che non solo parteciperà come investitore, ma si occuperà anche della gestione e della sicurezza dei dati degli utenti statunitensi, ospitandoli sui propri server. Questo dovrebbe rispondere direttamente alle preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza nazionale che hanno alimentato l'intera controversia. Il consiglio di amministrazione della nuova entità sarà a maggioranza statunitense, con figure competenti in materia di sicurezza nazionale.
Il nodo dell'algoritmo: il vero gioiello della corona
La vera incognita, il punto su cui si è combattuta la battaglia più dura, riguarda il cuore pulsante di TikTok: il suo potentissimo e ambitissimo algoritmo. È questo software che rende l'app così coinvolgente, capace di "leggere" i gusti degli utenti e proporre un flusso infinito di contenuti personalizzati. Pechino ha sempre considerato l'algoritmo una tecnologia strategica e si è opposta fermamente a una sua vendita diretta.
L'accordo sembra aver trovato una soluzione di compromesso: l'algoritmo non verrà venduto, ma concesso in licenza alla nuova società americana. Questo significa che ByteDance manterrà la proprietà intellettuale, ma la gestione della sicurezza dei dati e dei contenuti passerà sotto il controllo statunitense. Sarà una sfida tecnologica non indifferente per la nuova "TikTok US" replicare l'efficacia dell'algoritmo originale, ma è un passaggio cruciale per ottenere il via libera da Washington.
Una vittoria per tutti?
L'accordo viene presentato come una vittoria su più fronti. Donald Trump può rivendicarlo come un successo politico, dimostrando di aver difeso gli interessi americani senza però scontentare l'enorme base di utenti dell'app, molti dei quali suoi sostenitori. Per gli utenti, la buona notizia è che potranno continuare a usare la loro piattaforma preferita senza interruzioni. Per TikTok e ByteDance, si evita lo scenario peggiore del ban da uno dei mercati più importanti al mondo.
Tuttavia, restano ancora molti dettagli da definire e questioni legali complesse da risolvere prima che la transazione possa essere finalizzata. Inoltre, secondo il Wall Street Journal, l'accordo potrebbe includere il pagamento di una commissione di diversi miliardi di dollari da parte degli investitori al governo di Washington per la mediazione nell'accordo.
Conclusione
Dal mio punto di vista, questa intricata vicenda dimostra come, nell'era digitale, una semplice app possa diventare una pedina fondamentale sullo scacchiere geopolitico globale. La battaglia per TikTok è stata molto più di una disputa commerciale; è stata una battaglia per il controllo dei dati, delle tecnologie e, in ultima analisi, dell'influenza culturale e politica. L'accordo raggiunto sembra un abile esercizio di equilibrismo diplomatico, un compromesso che cerca di accontentare tutti, salvaguardando (almeno sulla carta) sia gli interessi di sicurezza nazionale americani sia la continuità operativa di un fenomeno social globale. Sarà fondamentale osservare nei prossimi mesi come questa nuova struttura verrà implementata e se riuscirà davvero a risolvere le profonde diffidenze tra Washington e Pechino. Una cosa è certa: la storia di TikTok ci ha insegnato che il confine tra tecnologia, intrattenimento e politica internazionale è sempre più labile.