Amici amanti della montagna, del profumo della neve fresca e delle cime imbiancate, oggi parliamo di qualcosa che ci sta molto a cuore: la sicurezza. Perché la montagna è meravigliosa, ma sa essere anche incredibilmente spietata. Chiunque di noi abbia mai messo le pelli di foca o le ciaspole sa che il pericolo numero uno, quello più subdolo e temuto, è la valanga. Una forza della natura contro cui l'uomo può fare ben poco, se non affidarsi alla prevenzione e, in caso di tragedia, alla velocità dei soccorsi.
Ed è proprio qui, nella corsa contro il tempo per salvare una vita, che l'ingegno italiano sta cercando di fare la differenza. Sulle spettacolari Dolomiti venete, al confine con il Trentino, è infatti in pieno svolgimento una nuova stagione di test per un progetto dal nome che sa di speranza: 'LoRa Snow'. Non è fantascienza, ma una ricerca concreta e avanzatissima che potrebbe presto cambiare per sempre le operazioni di soccorso alpino.
Ma cos'è esattamente LoRa Snow e come funziona?
Immaginatela come un super-udito tecnologico per i soccorritori. Il progetto, un fiore all'occhiello della ricerca italiana, è portato avanti da un team di eccellenze: il Wireless Networks Lab dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione 'A. Faedo' di Pisa (Cnr-Isti), in stretta collaborazione con il servizio ReMoTe dell’Area della ricerca del Cnr di Pisa e il Pervasive Electromagnetic Lab dell’Università di Roma Tor Vergata. L'idea di base, come spiega Michele Girolami, ricercatore del Cnr-Isti e coordinatore del progetto, è tanto semplice quanto geniale: combinare due tecnologie che già conosciamo e usiamo.
- L'ARTVA: il nostro angelo custode elettronico. L'Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga è quel dispositivo che chiunque pratichi scialpinismo o fuoripista in zone a rischio deve obbligatoriamente avere con sé, insieme a pala e sonda. L'ARTVA emette un segnale radio a corto raggio, parliamo di qualche decina di metri, che permette ai soccorritori di "sentire" la presenza di un sepolto e di avvicinarsi progressivamente.
- La tecnologia LoRa: il "fratello maggiore" a lungo raggio. LoRa (che sta per Long Range) è una tecnologia wireless a basso consumo energetico capace di trasmettere segnali radio a distanze molto più grandi, anche centinaia di metri o chilometri in campo aperto.
L'intuizione del team di LoRa Snow è stata quella di fondere queste due soluzioni. L'obiettivo è creare un sistema che usi la potenza di LoRa per captare il debole segnale di un ARTVA da molto più lontano, guidando le squadre di soccorso in modo rapido e preciso verso l'area generale dell'incidente. Una volta in zona, si passerebbe alla ricerca di fino con i metodi tradizionali. In pratica, è come avere un binocolo potentissimo che ti indica dove puntare il microscopio.
Perché il tempo è tutto (e LoRa Snow può darcene di più)
Chiunque sia stato travolto da una valanga sa che inizia una terribile corsa contro il tempo. Le statistiche sono impietose: nei primi 15 minuti, le probabilità di essere estratti vivi sono molto alte, circa il 91%. Ma dopo i 35 minuti, questa percentuale crolla drasticamente. La causa è quasi sempre l'asfissia, perché la neve, anche se sembra soffice, diventa un blocco di cemento che impedisce di respirare.
“È quindi cruciale abbattere le tempistiche di localizzazione”, sottolinea Girolami. Ed è proprio questo il superpotere di LoRa Snow: ridurre drasticamente i tempi della prima, cruciale fase di ricerca, quella su vasta area. Immaginate uno scenario: una grande valanga, un'area di ricerca enorme. Con i metodi attuali, le squadre devono percorrere fisicamente tutta la zona con i loro ARTVA. Con il nuovo sistema, un drone equipaggiato con il prototipo LoRa Snow potrebbe sorvolare l'area e, in pochi minuti, rilevare un segnale a centinaia di metri di distanza, fornendo coordinate GPS precise ai soccorritori a terra. Questo significa guadagnare minuti preziosissimi, minuti che possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Dalle simulazioni ai droni: la sperimentazione sul campo
Il progetto non è solo teoria. I ricercatori hanno già condotto importanti sessioni di test sul campo, come quella della scorsa primavera a Col de Mez, in Trentino. Durante queste prove, hanno raccolto dati fondamentali in diversi scenari, analizzando come il segnale si propaga in base alla profondità e al tipo di neve (secca e invernale o umida e primaverile). Questi dati sono serviti per sviluppare gli algoritmi di localizzazione che saranno il "cervello" del sistema.
Il prossimo passo, come anticipato, è l'integrazione del sistema su un drone. Un velivolo senza pilota offre vantaggi enormi:
- Velocità: copre aree vastissime in tempi record.
- Sicurezza: può volare sopra zone instabili o pericolose senza mettere a rischio la vita dei soccorritori.
- Efficienza: opera anche in condizioni di scarsa visibilità o meteo avverso.
L'obiettivo finale è ambizioso: sviluppare un prototipo portatile, a basso consumo e facile da usare, che possa diventare uno strumento standard in dotazione a tutte le squadre di soccorso alpino.
Conclusione: una speranza per chi ama la montagna
Come giornalista e come appassionato di montagna, non posso che guardare al progetto LoRa Snow con enorme interesse e speranza. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia a volte sembra allontanarci dalla natura, ma questo è un esempio lampante di come, se usata con intelligenza e per scopi nobili, possa diventare la nostra più grande alleata per proteggere la vita umana. Il lavoro del CNR e dell'Università di Roma Tor Vergata è la dimostrazione che la ricerca scientifica non è qualcosa di astratto, ma un'attività concreta che può avere un impatto diretto e positivo sulle nostre vite. Mentre i ricercatori continuano i loro test sulle nostre amate Dolomiti, facciamo il tifo per loro, con la speranza che un giorno, non troppo lontano, le "voci nella neve" captate da LoRa Snow possano tradursi in un numero sempre maggiore di storie a lieto fine.