Amici e colleghi, drizzate le antenne! C'è una novità importante che bolle in pentola su LinkedIn e riguarda tutti noi, da vicino. Probabilmente ne avrete sentito parlare: a partire dal prossimo 3 novembre 2025, il social network professionale più famoso al mondo, di proprietà di Microsoft, inizierà a usare i dati degli utenti europei per "dare da mangiare" ai suoi sistemi di intelligenza artificiale generativa. E sì, questo include anche l'Italia.
La notizia, comunicata ufficialmente a fine settembre, ha subito sollevato un polverone di domande e qualche preoccupazione. Cosa significa esattamente? Quali dati verranno usati? E, soprattutto, come possiamo proteggere la nostra privacy? Niente panico! Siamo qui per fare chiarezza, con un linguaggio semplice e diretto, e per guidarvi in un percorso che vi renderà padroni delle vostre informazioni.
Cosa sta succedendo di preciso?
In parole povere, LinkedIn vuole usare le informazioni che condividiamo sulla piattaforma per allenare i suoi algoritmi di IA. L'obiettivo dichiarato è quello di migliorare l'esperienza degli utenti, aiutarci a scoprire nuove opportunità lavorative e ottimizzare la creazione di contenuti, come post o aggiornamenti del profilo. Immagina un'IA che ti suggerisce come scrivere un post più efficace o come migliorare la descrizione delle tue competenze. L'idea è questa.
Il punto cruciale, però, è che questa funzionalità sarà attiva di default. Questo significa che se non fai nulla, darai il tuo consenso implicito. È un approccio cosiddetto "opt-out": sei dentro a meno che tu non scelga esplicitamente di uscirne. Fortunatamente, farlo è un nostro diritto ed è anche piuttosto semplice.
Quali dati verranno utilizzati (e quali no)?
Questa è una delle domande più importanti. LinkedIn è un'enorme miniera di dati professionali, con circa 160 milioni di utenti solo in Europa, e la trasparenza è fondamentale. Secondo le comunicazioni ufficiali, confermate anche dal Garante per la protezione dei dati personali italiano, i dati che potranno essere usati includono:
- Dati del tuo profilo: nome, foto, posizione lavorativa, esperienze professionali passate, formazione, competenze, certificazioni e referenze.
- Contenuti pubblici che crei: i tuoi post, gli articoli che pubblichi, i commenti che lasci, le tue risposte ai sondaggi.
- Attività nei gruppi: i messaggi e le attività all'interno dei gruppi pubblici di cui fai parte.
- Interazioni con l'IA: anche le domande che poni alle future funzionalità di IA e i feedback che darai verranno usati per migliorare il sistema.
È altrettanto importante sapere cosa NON verrà utilizzato. LinkedIn ha assicurato che sono esclusi da questo trattamento:
- I tuoi messaggi privati.
- Le credenziali di accesso e i dati di pagamento.
- Informazioni sensibili come i dati sulla retribuzione che hai fornito.
- I dati relativi alle tue candidature per offerte di lavoro.
L'occhio vigile del Garante della Privacy
Come era prevedibile, la mossa di LinkedIn ha subito attirato l'attenzione delle autorità. Il Garante italiano per la protezione dei dati personali si è attivato immediatamente, comunicando di essere al lavoro con le altre autorità europee per verificare che tutta l'operazione sia conforme al GDPR, il Regolamento generale sulla protezione dei dati. L'attenzione è puntata soprattutto sulla base giuridica del "legittimo interesse" usata da LinkedIn per giustificare l'approccio opt-out, e sul corretto funzionamento dei meccanismi per opporsi.
La tua privacy, la tua scelta: come dire "No, grazie" a LinkedIn
Arriviamo al dunque. Se non vuoi che i tuoi dati vengano usati per addestrare l'IA di LinkedIn, hai il diritto di opporti. La piattaforma ha messo a disposizione due metodi semplici e veloci. È importante notare che, come sottolineato dal Garante, se eserciti il tuo diritto di opposizione entro il 3 novembre, tutti i tuoi dati (passati e futuri) saranno esclusi. Se lo farai dopo tale data, l'opposizione varrà solo per i dati che pubblicherai da quel momento in poi.
Ecco le due strade che puoi percorrere:
- Tramite le Impostazioni del Profilo (il metodo più rapido)
- Accedi al tuo profilo LinkedIn.
- Clicca sulla tua foto in alto a destra e seleziona "Impostazioni e privacy".
- Nel menu a sinistra, vai alla sezione "Privacy dei dati".
- Cerca la voce "Dati per migliorare l'IA generativa" e cliccaci sopra.
- Troverai un interruttore (toggle switch) impostato su "Sì". Cliccaci sopra per spostarlo su "No". Fatto!
- Tramite il Modulo Online (utile anche per i non iscritti)
- LinkedIn ha predisposto un modulo specifico che puoi compilare.
- Una volta sulla pagina del modulo, devi selezionare l'opzione “Opposizione al trattamento per l'addestramento dei modelli di IA finalizzati alla creazione di contenuti”.
- Invia la richiesta. Questa opzione è valida anche per chi non è iscritto a LinkedIn ma teme che i propri dati possano essere stati inseriti sulla piattaforma da altri utenti (ad esempio, in un post o in un commento).
Scegliere di non partecipare non influenzerà in alcun modo la tua esperienza sulla piattaforma o le funzionalità di base del social network. Semplicemente, i tuoi dati non contribuiranno all'evoluzione dei suoi modelli di intelligenza artificiale.
Conclusione: un punto di vista
L'avanzata dell'intelligenza artificiale è inarrestabile e, in molti casi, porta a innovazioni straordinarie. Tuttavia, questa corsa al progresso non può e non deve avvenire a discapito della nostra privacy. La vicenda di LinkedIn è l'ennesimo esempio di come le grandi aziende tecnologiche tendano a utilizzare l'enorme mole di dati in loro possesso per nuovi scopi, spesso scegliendo la via più "comoda" del consenso implicito.
Fortunatamente, in Europa abbiamo strumenti come il GDPR che ci tutelano e ci danno il diritto di avere l'ultima parola. Il mio consiglio non è quello di demonizzare la tecnologia, ma di essere cittadini digitali consapevoli. Informarsi, capire cosa succede ai nostri dati e agire di conseguenza è fondamentale. In questo caso, la scelta è nostra: possiamo contribuire all'addestramento dell'IA di LinkedIn se lo riteniamo utile, oppure possiamo fare un passo indietro in meno di un minuto. L'importante è che la decisione sia presa con cognizione di causa, non subita passivamente. E ora, a voi la scelta!
