Amici del web, drizzate le antenne! C'è una novità importante che bolle nel pentolone di LinkedIn, il social network professionale che tutti usiamo per cercare lavoro, ampliare la nostra rete di contatti o semplicemente per tenerci aggiornati sul mondo del lavoro. A partire dal prossimo 3 novembre, la piattaforma ha annunciato di voler utilizzare i nostri dati per uno scopo tanto affascinante quanto delicato: addestrare i suoi sistemi di Intelligenza Artificiale generativa. Ma cosa significa esattamente? E, soprattutto, come possiamo proteggere la nostra privacy? Niente panico, ve lo spiego io in modo semplice e chiaro.
La notizia ha subito fatto scattare l'allarme del Garante per la protezione dei dati personali (il nostro "guardiano" della privacy), che si è prontamente mosso per fare chiarezza e per ricordare a tutti un diritto fondamentale: quello di opporsi. E non è un dettaglio da poco, perché la scelta di LinkedIn è quella di procedere con un meccanismo di "silenzio-assenso": se non dici nulla, per loro vuol dire che sei d'accordo.
Quali Dati Finiranno nel calderone dell'IA?
Partiamo dal punto più importante: di quali dati stiamo parlando? LinkedIn è stata abbastanza chiara su questo punto. L'addestramento dei suoi algoritmi si baserà su una mole enorme di informazioni che noi stessi abbiamo reso pubbliche. Ecco un elenco per capire meglio la portata della cosa:
- Dati del profilo: il vostro nome, la foto, la località , la posizione lavorativa che ricoprite, tutta la vostra esperienza professionale e formativa, le competenze che avete elencato, le certificazioni, le licenze e persino le referenze.
 - Contenuti pubblici: tutto quello che scrivete. Post, articoli, commenti, didascalie di foto, risposte ai sondaggi e qualsiasi altro contributo testuale o visivo.
 - Attività sulla piattaforma: le vostre interazioni nei gruppi, i dati relativi alle offerte di lavoro (come le risposte a domande di selezione e i curriculum che avete caricato) e persino i feedback che date alle funzionalità di IA già esistenti.
 
È importante sottolineare, per correttezza, che LinkedIn ha specificato che alcuni dati saranno esclusi da questa grande raccolta. Si tratta di informazioni più sensibili come i messaggi privati, le credenziali di accesso, i dati di pagamento, le informazioni sulla retribuzione e i dati specifici sulle candidature che possono essere ricondotti a una singola persona. Un sospiro di sollievo, ma la quantità di dati "in pasto" all'IA resta comunque impressionante.
Perché la Data del 3 Novembre è un Bivio Cruciale
Qui arriva il punto fondamentale che tutti devono capire. Il Garante Privacy ha messo in evidenza un aspetto decisivo legato alla scadenza del 3 novembre. La vostra scelta avrà conseguenze diverse a seconda di quando agirete:
- Se vi opponete PRIMA del 3 novembre: Bravi! Sarete in grado di sottrarre all'addestramento dell'IA di LinkedIn tutte le vostre informazioni personali, comprese quelle che avete già pubblicato in passato. In pratica, fate tabula rasa.
 - Se vi opponete DOPO il 3 novembre: Meglio tardi che mai, ma con una differenza sostanziale. La vostra opposizione riguarderà solo i contenuti che pubblicherete da quel momento in poi. Tutto ciò che era già online prima della vostra decisione potrà essere comunque utilizzato da LinkedIn.
 - Se NON vi opponete: LinkedIn interpreterà il vostro silenzio come un consenso e utilizzerà tutti i dati pubblici menzionati prima per i suoi scopi.
 
Insomma, il tempo stringe e agire in anticipo fa davvero la differenza per avere un controllo completo sui propri dati passati, presenti e futuri.
Non Solo per gli Utenti LinkedIn: Una Sorpresa Inaspettata
Attenzione, perché la questione non riguarda solo chi ha un profilo attivo sul social. Il Garante ha specificato che anche i non utenti hanno il diritto di opporsi. Come è possibile? Semplice: i vostri dati potrebbero essere presenti sulla piattaforma perché qualcun altro li ha pubblicati, magari in un post, in un commento o in una foto. Anche in questo caso, avete il diritto di chiedere che non vengano utilizzati per l'addestramento dell'intelligenza artificiale.
Come Dire "No, Grazie" a LinkedIn: La Guida Pratica
Ok, abbiamo capito il problema. Ora vediamo la soluzione. Esercitare il proprio diritto di opposizione è più facile di quanto si pensi. Il Garante Privacy, per agevolare tutti, ha messo a disposizione una scheda informativa sul proprio sito (www.gpdp.it) e ha indicato le modalità messe a disposizione dalla stessa LinkedIn. Essenzialmente, ci sono due strade principali:
- Dalle impostazioni del profilo: La via più diretta. Basta entrare nel proprio account LinkedIn, andare nella sezione "Impostazioni e privacy", poi su "Privacy dei dati" e cercare la voce relativa all'uso dei dati per l'IA generativa (potrebbe chiamarsi "Dati per migliorare l'IA generativa" o simile). Lì troverete un'opzione da disattivare.
 - Tramite un modulo online: LinkedIn ha predisposto un modulo specifico per queste richieste. Dovrete selezionare l'opzione "Opposizione al trattamento per l'addestramento dei modelli di IA finalizzati alla creazione di contenuti". La cosa interessante è che non è necessario fornire alcuna giustificazione per la vostra scelta.
 
Per i non iscritti, la procedura passa necessariamente dal modulo online, dove bisognerà fornire le informazioni necessarie per identificare i propri dati presenti sulla piattaforma.
Il Garante Vigila: Cosa Succederà Ora?
La storia non finisce qui. Il Garante Privacy ha fatto sapere di essere al lavoro con le altre Autorità europee per una verifica più approfondita. L'attenzione è puntata su diversi aspetti: il corretto funzionamento dei meccanismi di opposizione, la tipologia esatta di dati coinvolti e, soprattutto, la validità della base giuridica usata da LinkedIn, ovvero il "legittimo interesse". È un tema legale complesso, ma in parole povere le autorità vogliono assicurarsi che l'interesse di LinkedIn a migliorare la sua tecnologia non prevalga ingiustamente sul nostro diritto fondamentale alla privacy. Staremo a vedere quali sviluppi ci saranno.
Conclusione: Un Piccolo Gesto per una Grande Consapevolezza
Personalmente, credo che questa vicenda sia un'ottima occasione per riflettere. L'Intelligenza Artificiale è una tecnologia straordinaria con un potenziale immenso, ma il suo sviluppo non può prescindere dalla trasparenza e dal rispetto dei diritti individuali. La mossa di LinkedIn, basata su un consenso "presunto" (il famoso opt-out), è una pratica sempre più diffusa ma che lascia perplessi. In un mondo ideale, dovremmo essere noi a scegliere attivamente di condividere i nostri dati per questi scopi (opt-in), non a doverci "sfilare" per evitarlo. Il mio consiglio? A prescindere da come la pensiate sull'IA, esercitate il vostro diritto di opposizione prima del 3 novembre. È un'azione che richiede due minuti, ma che vi garantisce il pieno controllo sui vostri dati passati. In futuro, potrete sempre cambiare idea. Ma riprendersi i dati una volta che sono finiti in un modello di addestramento è, di fatto, impossibile. Siate proattivi, siate consapevoli: la vostra privacy è un bene prezioso, difendetela.
                            