Amici lettori, fermatevi un attimo a pensare. Quante immagini avete visto oggi? Decine, centinaia? Scorrendo i social, guardando le notizie, passeggiando per strada. Siamo bombardati da stimoli visivi. Ma vi siete mai chiesti se tutto quello che vedete è reale? No, non sto parlando di fotoritocchi o di filtri su Instagram, ma di qualcosa di molto più profondo e, per certi versi, inquietante: immagini create dal nulla, partorite da un'intelligenza artificiale.
Pensate a una foto mozzafiato di un disastro naturale che diventa virale, scatenando panico e dibattiti accesi, per poi scoprire che quell'evento non è mai accaduto. O immaginate una modella dal volto perfetto che sponsorizza una crema di bellezza, un volto che però non appartiene a nessuna persona reale. E cosa dire di un video in cui un politico afferma cose sconcertanti, parole che in realtà non ha mai pronunciato? Sembra la trama di un film di fantascienza, e invece è il nostro presente.
È proprio in questo scenario che si inserisce il lavoro illuminante di Veronica Neri, professoressa associata di Filosofia morale all'Università di Pisa. Con il suo ultimo libro, "Ethics and the Artificial Image - Accountability and Reliability for a New Status of the Visual", pubblicato da Mimesis International, ci prende per mano e ci guida in un viaggio affascinante e necessario. La domanda che pone è tanto semplice quanto cruciale: cosa succede quando le immagini smettono di rappresentare il mondo e iniziano a costruirlo?
Il potente "effetto di verità ": quando credere ai propri occhi non basta più
Il nocciolo del problema, come spiega la professoressa Neri, è che queste immagini artificiali, generate da complessi algoritmi e reti neurali, producono un potentissimo "effetto di verità ". Sono così realistiche, così curate nei dettagli, da rendere quasi impossibile per il nostro cervello distinguere il reale dal simulato. Questo meccanismo fa saltare un patto di fiducia fondamentale, quello tra chi guarda e ciò che viene mostrato. Per secoli, abbiamo considerato le fotografie e i video come una finestra sulla realtà , una prova. Ora, quella finestra può mostrare mondi che non esistono.
L'intelligenza artificiale generativa non è neutra. Come sottolinea l'autrice, ogni immagine creata da un algoritmo non si limita a mostrare qualcosa, ma interpreta, filtra e orienta la nostra percezione. Veicola valori, suscita emozioni specifiche e può modellare i nostri comportamenti, sia come singoli che come collettività . E questo apre scenari complessi in ogni campo:
- Informazione: Come possiamo fidarci delle notizie se le immagini a corredo potrebbero essere false? Il rischio di disinformazione di massa è enorme.
- Pubblicità : Siamo già abituati a modelli ritoccati, ma cosa succede quando il testimonial di un prodotto è una persona completamente inesistente, creata per incarnare un ideale di bellezza irraggiungibile?
- Politica: I "deepfake" possono essere usati per creare scandali ad arte, influenzare le elezioni e minare la fiducia nelle istituzioni democratiche.
- Arte e Creatività : L'IA può generare opere d'arte originali, sollevando domande complesse sul diritto d'autore e sul concetto stesso di creatività umana.
Un'etica per il nostro sguardo: la proposta di Veronica Neri
Di fronte a questa rivoluzione visiva, non possiamo restare a guardare in modo passivo. Serve un nuovo approccio, una nuova consapevolezza. Il libro di Veronica Neri, che intreccia in modo magistrale filosofia, tecnologia e diritto, propone una via d'uscita. L'autrice delinea un'etica del vedere basata su quattro pilastri fondamentali:
- Co-responsabilità : Non solo chi progetta queste tecnologie, ma anche chi le usa e chi le condivide ha una parte di responsabilità .
- Trasparenza: Deve essere sempre chiaro quando un'immagine è stata generata o pesantemente modificata da un'IA. Un tema, questo, al centro anche delle più recenti normative europee come l'AI Act.
- Consapevolezza: Dobbiamo educarci e educare le nuove generazioni a sviluppare uno sguardo critico, a non credere a tutto ciò che si vede.
- Senso del limite: Riconoscere i limiti, sia quelli umani che quelli della tecnologia, è fondamentale per non cadere in una realtà completamente simulata.
Il volume è stato sostenuto anche da un contributo del Dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa, nell'ambito di un progetto europeo chiamato FAIR (Future Artificial Intelligence Research), a testimonianza di come il dibattito sia vivo e interdisciplinare proprio in contesti accademici all'avanguardia.
Conclusione: riprendiamoci la libertà di guardare
Siamo di fronte a una tecnologia dal potenziale immenso, capace di creare bellezza e innovazione, ma anche di ingannare e manipolare. Il lavoro di Veronica Neri non è un atto d'accusa contro l'intelligenza artificiale, ma un invito urgente a riflettere. Ci ricorda che lo sguardo non è un atto passivo, ma una scelta. In un mondo dove il confine tra immagine e simulacro si fa sempre più sottile, l'unica vera difesa che abbiamo è la nostra capacità di pensare, di dubitare, di chiedere. Dobbiamo imparare a "guardare" in modo nuovo, più attento e consapevole. Solo così, come ci avverte il libro, potremo restituire senso e, soprattutto, libertà al nostro sguardo. Un'etica del vedere non è più una questione per filosofi, ma una necessità per tutti noi, per non perdere il contatto con la realtà e per rimanere protagonisti, e non spettatori passivi, del mondo in cui viviamo.
