IEO di Milano, la Realtà Virtuale in aiuto dei pazienti oncologici: un viaggio immersivo contro ansia e isolamento

L'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano introduce una novità straordinaria per i suoi pazienti: la realtà virtuale. Un progetto pionieristico in Italia, chiamato "Inner Healing", che offre un'esperienza immersiva per alleviare l'ansia e combattere l'isolamento dei ricoverati nel reparto di Medicina Nucleare, in particolare quelli sottoposti a Teranostica. Scopriamo insieme come questa tecnologia sta cambiando il volto delle cure oncologiche.
La notizia

Immaginate di essere in una stanza d'ospedale, magari per un ricovero che richiede isolamento. I pensieri corrono, l'ansia cresce e la solitudine può diventare un peso difficile da sopportare. Ora, immaginate di poter indossare un visore e, in un istante, trovarvi in un museo d'arte, assistere a un concerto o passeggiare in un paesaggio mozzafiato. Non è fantascienza, ma la nuova, incredibile realtà per i pazienti dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, il primo ospedale in Italia a introdurre la realtà virtuale come supporto psicologico durante le terapie.

Questa iniziativa, battezzata con il nome evocativo di "Inner Healing" (Guarigione Interiore), è dedicata per ora ai pazienti del reparto di Medicina Nucleare. Qui si applica un approccio terapeutico all'avanguardia chiamato Teranostica, che unisce diagnosi e terapia per creare cure ultra-personalizzate e di massima precisione. Un approccio che sta dando risultati eccellenti, soprattutto contro alcuni tipi di tumore come quello alla prostata e i tumori neuroendocrini.

La sfida della Teranostica: cure efficaci ma in isolamento

La Teranostica è una delle nuove frontiere della lotta contro il cancro. In parole semplici, vengono usate delle speciali molecole caricate con una piccolissima dose radioattiva. Queste molecole sono in grado sia di "scovare" le cellule tumorali, come dei detective, sia di distruggerle in modo selettivo, agendo come una terapia mirata e super efficace. Il problema? Queste procedure, per la loro natura, possono richiedere un periodo di ricovero in isolamento.

Ed è qui che entra in gioco l'aspetto psicologico. Come spiega il Dottor Francesco Ceci, direttore della Medicina Nucleare dello IEO, "la solitudine può aumentare le ansie e le paure consciamente o inconsciamente legate alle terapie tumorali". L'impatto emotivo del cancro è già enorme, e l'isolamento può amplificare queste sensazioni negative, rendendo il percorso di cura ancora più difficile. Per questo, l'equipe dello IEO ha deciso di guardare al futuro e di abbracciare le opportunità offerte dalla sanità digitale.

Come funziona "Inner Healing"? Un doppio binario per la mente

Il progetto "Inner Healing" offre ai pazienti che decidono di partecipare un'esperienza personalizzabile attraverso un visore per la realtà virtuale. Una volta indossato, il paziente può scegliere tra due tipi di contenuti principali:

  • Contenuti Informativi: per chi vuole capire meglio cosa sta succedendo. Questi video immersivi spiegano in modo semplice e chiaro come funzionano le terapie di precisione, cosa accade all'interno del corpo e presentano i macchinari e gli ambienti di cura. L'obiettivo è ridurre l'incertezza e la paura dell'ignoto, rendendo il paziente più consapevole e partecipe del suo percorso.
  • Contenuti Rilassanti ed Esperienziali: per chi ha bisogno di una via di fuga. Questa opzione permette di "evadere" dalla stanza d'ospedale e di immergersi in esperienze positive e rigeneranti. Si può scegliere di visitare virtualmente mostre d'arte, partecipare a concerti, esplorare paesaggi naturali o seguire visite guidate in luoghi affascinanti. Un modo per nutrire la mente e lo spirito, allontanando lo stress.

L'importanza della "guarigione psicologica"

L'impatto di un'esperienza positiva durante il ricovero va ben oltre il semplice benessere momentaneo. La Professoressa Gabriella Pravettoni, direttrice della Divisione di Psiconcologia dello IEO, sottolinea un aspetto fondamentale: "Un vissuto positivo della degenza in ospedale migliora l'adesione alla cura, che si protrae anche nella successiva fase a domicilio, permettendo di ottenere globalmente i migliori risultati terapeutici possibili". In altre parole, un paziente più sereno è un paziente che collabora meglio e segue con più costanza le terapie, anche una volta tornato a casa. Questo si traduce in una maggiore efficacia delle cure stesse.

Per validare scientificamente i benefici di questa tecnologia, lo IEO ha in programma di avviare uno studio clinico proprio su "Inner Healing". L'obiettivo, come spiega la Professoressa Pravettoni, è "capire nel dettaglio quali elementi maggiormente contribuiscono alla 'guarigione psicologica'". Questo studio permetterà di raccogliere dati preziosi per ottimizzare l'uso della realtà virtuale e, potenzialmente, estenderlo ad altri contesti clinici.

Un esempio di eccellenza italiana

L'introduzione di "Inner Healing" allo IEO non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto di continua ricerca e innovazione che caratterizza l'istituto milanese. Sebbene la tecnologia fosse già in sperimentazione in altri ospedali per esami diagnostici o terapie ambulatoriali, lo IEO è il primo a impiegarla in un contesto di ricovero per una terapia così innovativa. Un primato che, come afferma con orgoglio il Dottor Ceci, dimostra come l'integrazione tra medicina e tecnologia porti a grandi vantaggi per i pazienti.

Conclusione: Curare la persona, non solo la malattia

L'iniziativa dello IEO è una splendida testimonianza di come la medicina moderna stia evolvendo verso un approccio sempre più olistico, che mette al centro la persona nella sua interezza, con le sue paure, le sue emozioni e i suoi bisogni. Non si tratta più solo di somministrare un farmaco o eseguire una terapia, ma di prendersi cura del benessere psicologico ed emotivo del paziente, riconoscendo che questo è una componente essenziale del percorso di guarigione. La realtà virtuale, in questo contesto, non è un semplice "gadget" tecnologico, ma diventa uno strumento terapeutico a tutti gli effetti, capace di aprire finestre su mondi nuovi proprio quando ci si sente più chiusi e vulnerabili. È una ventata di umanità e innovazione che fa bene al cuore e che, speriamo, possa diventare presto uno standard in molti altri ospedali.