Il mondo dell'intelligenza artificiale è in continuo fermento e, in questo scenario mozzafiato, un nuovo protagonista si è preso la scena con prepotenza. Parliamo di Qwen, il chatbot di ultima generazione lanciato da Alibaba, il gigante tecnologico cinese fondato da Jack Ma. Non si tratta di un semplice aggiornamento, ma di una vera e propria dichiarazione di guerra ai colossi della Silicon Valley, in primis a OpenAI e al suo celebre ChatGPT. Disponibile da poco sugli app store di Apple e Android, Qwen rappresenta un passo strategico fondamentale per la Cina nella corsa globale all'IA.
Da Tongyi a Qwen: Non Solo un Cambio di Nome
Forse il nome Tongyi non vi suonerà nuovo. Era questo il nome del precedente assistente IA di Alibaba. Il passaggio a Qwen è molto più di un'operazione di marketing: è un rebranding che segna una svolta. La nuova app, basata sui modelli linguistici (LLM) più avanzati sviluppati internamente, come il potente Qwen3, è stata presentata come "il più potente assistente IA ufficiale" del gruppo. L'obiettivo è chiaro: creare un punto d'accesso unico e performante per permettere a milioni di utenti di sperimentare le capacità dell'intelligenza artificiale di Alibaba. Questa mossa strategica mira a trasformare Qwen in un "agente AI" per i consumatori, capace non solo di conversare, ma di integrarsi profondamente nell'ecosistema di Alibaba per assistere gli utenti in attività pratiche come lo shopping online su piattaforme come Taobao.
La Strategia Open Source: una Mossa Astuta
Ciò che distingue l'approccio di Alibaba da molti concorrenti occidentali è la sua decisa scommessa sull'open source. Negli ultimi due anni, l'azienda di Hangzhou ha reso i suoi modelli della serie Qwen disponibili a livello globale, permettendo a sviluppatori, ricercatori e aziende di utilizzarli, modificarli e distribuirli liberamente. Questa strategia ha un duplice vantaggio:
- Accelera l'innovazione: aprendo il codice, si crea una community globale che contribuisce a migliorare e a trovare nuovi utilizzi per la tecnologia, favorendo una crescita più rapida dell'intero ecosistema.
- Favorisce l'adozione: rendendo i modelli accessibili, Alibaba incentiva l'integrazione delle sue tecnologie in un'ampia gamma di applicazioni, dai dispositivi mobili alla robotica, consolidando la sua posizione come punto di riferimento nel settore.
Questa apertura ha già dato i suoi frutti. La famiglia di modelli Qwen ha superato i 600 milioni di download in tutto il mondo, posizionando Alibaba come uno dei principali sviluppatori di IA in Cina, al fianco di startup innovative come DeepSeek e Moonshot AI.
Performance da Record e Crescita Esponenziale
La strategia di Alibaba non è solo fumo negli occhi. I risultati finanziari parlano chiaro: nel trimestre conclusosi a giugno, i ricavi derivanti dai prodotti legati all'intelligenza artificiale hanno registrato una crescita a tre cifre su base annua per l'ottavo trimestre consecutivo. La divisione cloud del gruppo, spinta proprio dalla domanda di servizi AI, è diventata quella con la crescita più rapida. Modelli come Qwen3-Max si sono classificati ai vertici delle classifiche internazionali, dimostrando capacità eccezionali nel ragionamento, nella matematica e nel coding, a volte superando i diretti concorrenti.
L'app Qwen, ancora in versione beta, è stata progettata per essere un assistente personale a 360 gradi. Può generare in pochi secondi un report di ricerca completo di presentazione in PowerPoint, ma anche integrarsi con servizi di mappe, shopping e gestione delle attività quotidiane. L'ambizione è quella di creare una "everything app" per l'era dell'IA, un po' come WeChat lo è stata per l'era degli smartphone.
Le Ombre Geopolitiche: le Accuse dal Financial Times
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il successo di Alibaba e la sua rapida ascesa nel campo dell'IA hanno acceso un faro, e non solo in senso positivo. Recentemente, un articolo del Financial Times ha sollevato un polverone, citando un presunto memorandum declassificato della Casa Bianca. Secondo il quotidiano, Alibaba starebbe fornendo all'Esercito Popolare di Liberazione cinese "capacità tecnologiche" non specificate che potrebbero minacciare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Le accuse parlano di supporto a operazioni militari e di accesso a dati sensibili degli utenti.
La risposta di Alibaba non si è fatta attendere ed è stata durissima. L'azienda ha definito le affermazioni "completamente false", bollando l'articolo come una "operazione di pubbliche relazioni maligna" orchestrata per minare le relazioni commerciali tra USA e Cina. Anche l'ambasciata cinese a Washington ha smentito categoricamente, parlando di accuse prive di fondamento. Questa vicenda si inserisce nel più ampio contesto della guerra tecnologica tra le due superpotenze, dove l'intelligenza artificiale è diventata uno dei campi di battaglia più caldi.
Nonostante le controversie, alcuni test indipendenti hanno mostrato come il chatbot Qwen, se interrogato su argomenti politicamente sensibili per Pechino come Piazza Tienanmen, tenda a generare un errore, a differenza di altri chatbot che offrono risposte più articolate.
Conclusione: Una Sfida Aperta su Tutti i Fronti
Il lancio di Qwen è molto più della presentazione di un nuovo prodotto tecnologico. È un evento che segna un punto di svolta. Da un lato, dimostra la straordinaria capacità di innovazione della Cina e la sua determinazione a competere ai massimi livelli nel settore che definirà il futuro. L'approccio open source di Alibaba potrebbe rivelarsi una strategia vincente per accelerare lo sviluppo e l'adozione su scala globale. Dall'altro lato, questa ascesa mette in luce le profonde tensioni geopolitiche che attraversano il mondo della tecnologia. La "Qwen panic" che, secondo alcuni, si sta diffondendo nella Silicon Valley è il sintomo di una competizione che non si gioca solo sul piano delle performance, ma anche su quello della fiducia, della sicurezza e dei modelli di società. La partita è appena iniziata e i prossimi mesi ci diranno chi riuscirà a definire le regole del gioco nell'era dell'intelligenza artificiale.
