Ciao a tutti, amici appassionati di tecnologia e innovazione! Oggi parliamo di un argomento che sta facendo molto discutere: il 5G industriale. Se ne sente parlare tanto, ma cosa sta succedendo davvero nel nostro Paese? Grazie ai dati freschi di stampa dell'Osservatorio 5G & Connected Digital Industry del Politecnico di Milano, possiamo fare il punto della situazione e scoprire che l'Italia viaggia su un doppio binario: da un lato una crescita notevole, dall'altro una certa timidezza nell'abbracciare completamente questa rivoluzione.
Un mercato che corre, ma ancora di nicchia
Partiamo dai numeri che fanno ben sperare. Nel 2025, il mercato del 5G per l'industria in Italia toccherà i 10,5 milioni di euro, con un balzo in avanti del 43% rispetto all'anno precedente. Un dato senza dubbio positivo, che ci dice che qualcosa si sta muovendo e che l'interesse c'è. Le aziende iniziano a capire che il 5G non è solo "internet più veloce" per lo smartphone, ma una vera e propria infrastruttura per ridisegnare i processi produttivi.
Tuttavia, se allarghiamo lo sguardo, ci accorgiamo che questa cifra, in valore assoluto, è ancora modesta. Il 5G industriale, per ora, resta un fenomeno di nicchia. La vera sfida, come sottolineano gli esperti, è passare da una fase di sperimentazione a un'adozione su larga scala. E qui iniziano le note dolenti.
L'adozione nelle imprese: una leva strategica ancora da scoprire
Il dato che fa più riflettere è questo: solo il 2% delle grandi e medio-grandi imprese italiane utilizza oggi la connettività 5G come una leva strategica per innovare il proprio modello di business. Per la maggior parte delle aziende, la connettività è vista ancora come un servizio di base, una sorta di "utility" necessaria per funzionare, ma non come il motore di una trasformazione profonda. In media, la spesa per la connettività rappresenta appena il 7% del budget ICT totale.
Come ha commentato Antonio Capone, responsabile scientifico dell'Osservatorio, c'è ancora "difficoltà a far percepire il valore della connettività come elemento centrale di innovazione". Le aziende sono spesso soddisfatte delle soluzioni attuali e vedono il passaggio a nuove tecnologie come un'operazione complessa e costosa, frenate anche da preoccupazioni sulla sicurezza e sulla difficoltà di trovare i partner giusti.
Le reti private e i settori trainanti: logistica e manifattura in prima fila
Dove si sta sperimentando di più? La risposta è nelle reti 5G private o dedicate. In Italia se ne contano 47 progetti attivi, ben 10 in più rispetto all'anno scorso. È interessante notare che 8 progetti su 10 sono di natura "riservata", a dimostrazione che le aziende stanno passando da sperimentazioni pubbliche a implementazioni strategiche e confidenziali.
I settori che stanno guidando questa transizione sono principalmente due:
- Logistica e trasporti: con il 26% dei progetti, qui il 5G permette di gestire flotte di veicoli autonomi, tracciare le merci in tempo reale e automatizzare i magazzini.
- Manifattura: che copre il 23% dei casi, dove si punta a creare vere e proprie "smart factory" con macchinari connessi per la manutenzione predittiva, robot collaborativi e controllo qualità potenziato dall'intelligenza artificiale.
A seguire troviamo i centri di innovazione (21%), luoghi fondamentali per testare e sviluppare nuove applicazioni.
Il ruolo dei fondi e la maturità tecnologica
Un altro aspetto cruciale è quello dei finanziamenti. I fondi pubblici hanno giocato un ruolo importante per avviare la macchina, coprendo il 39% della spesa totale nel 2025. Tuttavia, si nota una tendenza incoraggiante: solo il 10% dei nuovi progetti avviati quest'anno ha usato risorse pubbliche. Questo significa che sempre più imprese stanno decidendo di investire con capitali propri, spinte da motivazioni industriali solide e da una visione a lungo termine.
Anche dal punto di vista tecnologico, l'ecosistema sta maturando. Nel 2025 sono disponibili sul mercato 21 dispositivi "5G Ready" sviluppati da 9 produttori diversi. Questi device trovano applicazione in svariati campi, non solo manifattura, ma anche agricoltura di precisione, difesa e sicurezza, e nel settore media e intrattenimento.
Conclusione: un bivio tra crescita e stagnazione
Tirando le somme, il 5G industriale in Italia si trova a un bivio. Da un lato, abbiamo una crescita percentuale che dimostra il potenziale e l'interesse del mercato. Dall'altro, un'adozione ancora troppo timida che rischia di farci perdere terreno rispetto ad altri Paesi. La tecnologia c'è, i primi casi di successo pure, e le aziende iniziano a investire di tasca propria. Cosa manca? Manca forse un cambio di mentalità. È necessario smettere di vedere la connettività come un semplice costo e iniziare a considerarla per quello che è: l'infrastruttura fondamentale su cui costruire la competitività industriale del futuro. Serve una strategia chiara, che coinvolga imprese, istituzioni e mondo della ricerca, per trasformare il potenziale inespresso del 5G in un reale vantaggio per tutto il sistema produttivo italiano. La strada è tracciata, ora bisogna avere il coraggio di percorrerla fino in fondo.
